Big pharma, fuga da Twitter?

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Il lungo processo di acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk ha attirato l’attenzione da quando è stato rivelato, all’inizio dell’anno, che il tycoon aveva iniziato a investire nell’azienda di social media. Alla fine di ottobre, ‘affare è finalmente andato in porto al prezzo di circa 44 miliardi di dollari.

Con la definizione dell’acquisizione, gli utenti e gli investitori hanno cominciato però a porsi qualche domanda sulla direzione futura della piattaforma.

Twitter conta circa 450 milioni di utenti attivi mensili ed è un fattore influente nelle strategie di marketing di molti settori.

Musk ha sottolineato di voler fare di Twitter la “piattaforma pubblicitaria più rispettata al mondo”. L’aumento delle entrate attraverso l’incremento della pubblicità, la riduzione dei posti di lavoro e la possibilità di pagare per ottenere un badge blu verificato, sono alcuni dei primi passi compiuti dal miliardario USA nel tentativo di riposizionare Twitter.

Queste decisioni hanno acceso un dibattito intenso fra gli utenti/investitori, alcuni dei quali hanno sospeso la pubblicità sul social media. Musk ha reagito duramente a questa mossa minacciando denunce.

Tra le aziende che hanno sospeso la pubblicità su Twitter ci sono big pharma come Pfizer, GSK, Novo Nordisk ed Eli Lilly.

Per l’industria farmaceutica e sanitaria, Twitter non è solo un mezzo per trasmettere messaggi relativi ai brand, ma ospita anche comunità di operatori sanitari e pazienti. Gli operatori sanitari utilizzano la piattaforma per condividere informazioni, ricerche e parlare con i colleghi, mentre per i pazienti Twitter rappresenta un forum in cui raccontare le proprie esperienze terapeutiche.

L’attività sul social media delle comunità stakeholder della salute sta risentendo dei tagli al personale di Twitter che Musk ha operato: a oggi ha dimezzato la forza lavoro globale dell’azienda che conta 7.500 dipendenti. La riduzione del personale di Twitter impatta in particolare in particolare sulla moderazione dei contenuti e sull’accessibilità al social media.

“Le comunità di pazienti nascono per coloro che cercano sostegno e sollievo dal dolore collegandosi con altre persone in un ambiente sicuro – commenta Gareth Roberts, responsabile delle operazioni di marketing digitale presso l’agenzia USA Orientation Marketing – Quello che abbiamo visto nelle settimane successive alla conclusione dell’acquisizione di Twitter è stata disinformazione, incitamento all’odio e altri contenuti dubbi veicolati sulla piattaforma: tutte azioni che vanno a ledere l’attività delle reti di supporto”.

Se questa situazione dovesse continuare, secondo Roberts è probabile che i pazienti, insieme agli operatori sanitari e ai principali opinion leader, possano formare nuove comunità su altri social. Tutto dipenderà da quali ulteriori cambiamenti verranno apportati da Twitter e dalla nuova “ linea politica”.

 

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